TUTTO L'ORRORE DELLA VECCHIAIA IN "AMOUR" - Indicatore Mirandolese
Amour
Regia: Michael Haneke.
Con: Jean-Louis Trintignant, Emmanuella Riva, Isabelle Huppert.
Francia/Germania, 2012, drammatico, colore, 125 min.
Con le sue candidature agli Oscar 2013 come miglior film e miglior film straniero (oltre a quelle per regia, sceneggiatura originale ed attrice protagonista) sembra proprio che Amour sia tra i film che quest’anno i soci dell’Academy vogliono premiare a tutti i costi. Si narra la cronistoria di alcune settimane cruciali nella vita di Georges (Jean-Louis Trintignant) e Anne (Emmanuelle Riva), ottantenni pensionati che vivono soli. Un giorno Anne ha un malore… Dopo un prologo impattante e grazie al quale lo spettatore sa fin dall’inizio come andrà a finire il film, viene inquadrato il pubblico in una sala di teatro. Come a dire: “Questo film si rivolge a voi”.
Secco, semplice, essenziale, Amour è la dimostrazione di come si possa fare grande cinema partendo da una sceneggiatura scritta alla perfezione, continuando con una regia scarna fino all’estremo ed affidando il tutto a due interpreti fenomenali che, semplicemente, sembrano non recitare.
Il regista Michael Haneke – autore oggi tra i più perfidi – non cerca l’artificio, perché sa che per colpire l’audience non serve. E’ sufficiente riprendere il reale. Haneke si concede solo un’incursione nel fantastico, o meglio nella psiche del protagonista, mediante la scena di un sogno terribile che lo spettatore non dimenticherà facilmente.
Amour altro non è che un “horror”. Parla dell’orrore della vecchiaia, ma anche dell’orrore della vita, che è – sembra dirci Haneke – un lento zoppicare verso l’inevitabile. L’horror che si nasconde nel quotidiano. Come ritratto della vecchiaia può ricordare Umberto D. anche se lo sguardo di Haneke è opposto a quello di Vittorio De Sica. Quindi un film senza speranza? Forse no. Forse la speranza è nel titolo. E’ uno dei migliori film dell’anno, ma per una volta, dato il contenuto, non siamo del tutto sicuri di consigliarvene “calorosamente” la visione.
Submit a Comment