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DAMITEC NON LASCIA E RADDOPPIA - Indicatore Mirandolese

DAMITEC NON LASCIA E RADDOPPIA

Alla Damitec di Medolla, specializzata nella produzione di parti elettromeccaniche per la dialisi e schede elettroniche, stavano già pensando di trovare una sede più spaziosa e quindi maggiormente idonea ad ospitare un’attività in via di espansione. Poi, con la sciagura del terremoto, quella che doveva essere un’opportunità per il futuro, è diventata una drammatica necessità. Con il paradosso che di sedi ne hanno dovute trovare, addirittura due. Il 20 maggio il capannone della Damitec riporta lievi danni ma, siccome quello confinante è inagibile, la Protezione civile avverte che l’intero edificio è destinato alla demolizione. Su suggerimento di un fornitore, viene individuata una collocazione alternativa a Concordia e inizia da subito il trasferimento.

Nessuno può ancora immaginare che il peggio deve ancora arrivare. Il 29 infatti crollano sia la vecchia sede a Medolla che quella nuova a Concordia, nella quale si trovava già una parte dei macchinari. Per fortuna non ci sono danni alle persone ma una trave centra in pieno due dei macchinari più importanti, rendendoli inutilizzabili.

Un particolare non di poco conto se si considera che l’azienda impiega per la produzione attrezzature di precisione, molto costose, spesso importate dall’estero. Ma è chiaro che la priorità assoluta, all’inizio di giugno 2012, è la ricerca di un terzo capannone. Che viene trovato stavolta a Bastiglia in via Fiumicello, in una zona di recente costruzione, tanto che le strade non sono ancora registrate sui navigatori satellitari.

La produzione riparte alla fine di agosto «Ma in realtà noi non ci siamo mai fermati» spiega Andrea Rossi, uno dei quattro soci che insieme a Giovanni Cavicchioli, Davide Bonomi e Sergio Ferrari amministra l’azienda. «L’importante per noi era ripristinare i processi lavorativi quanto prima, per non bloccare la produzione dei nostri clienti» aggiunge Cavicchioli. 

Il locale di Bastiglia, di cuila Damitecattualmente dispone, era inizialmente di soli500 metricirca, di cui un centinaio adibiti a ufficio, meno della metà rispetto alla sede medollese. Ben presto ci si è resi conto che lo spazio non era sufficiente per le esigenze di produzione e magazzino. In accordo con il proprietario, che risiede nello stesso stabile, si è così aperto un portone su una delle pareti e ricavato un ulteriore vano di200 metricirca, chiuso da pannelli. All’esterno sono ancora presenti tre tensostrutture per ricoverare il materiale che non è stato possibile stivare all’interno.  Per far ripartire al più presto la produzione, si è ricorso a macchinari presi a noleggio, come il forno necessario per la fase finale dell’assemblaggio di schede.

La vecchia sede a Medolla, che faceva parte di un complesso di cinque capannoni, non esiste più ed è stata abbattuta. Al suo posto, sono rimasti, a fare bella mostra di sé, i pilastri bianchi che ne costituivano l’ossatura e che sono ben visibili dalla Statale, per chi transita in uscita da San Giacomo Roncole. Rossi e Cavicchioli non escludono la possibilità di rientrare un giorno a Medolla ma molto dipenderà dall’entità e dalla tempistica dei finanziamenti previsti per la ricostruzione.

 

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