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“SAN GEMINIANO: E SE FOSSE NATO A GAVELLO?” DOCUMENTI STORICI E SCOPERTE LASCIANO APERTA PIÙ DI UN’IPOTESI - Indicatore Mirandolese

“SAN GEMINIANO: E SE FOSSE NATO A GAVELLO?” DOCUMENTI STORICI E SCOPERTE LASCIANO APERTA PIÙ DI UN’IPOTESI

La ricostruzione meticolosa di Sergio Poletti della vita del santo, a qualche giorno dalle celebrazioni del Patrono di Modena

Il Santo Protettore di Modena è San Geminiano, considerato nativo di Cognento. I fedeli lo festeggiano il 31 gennaio perché in quel giorno morì, anziano, nel 397 e il suo corpo è bene in vista nel Duomo di Modena, con autentica papale di Pasquale II e di Matilde di Canossa e prima tumulazione e ricognizione del 1106. Seconda il 17 luglio 1184, di papa Lucio III; rilievi di Agostino di Antonio di Duccio (1418 ca- 1481 post). Ultima ricognizione sulle ossa nel 1955.

Una chiesa alla Cuppina… Ma sue reliquie spuntano anche a Venezia, Pontremoli, a San Gimignano ed è ben noto che i suoi natali furono rivendicati pure dagli abitanti di Gavello, perché alla Cuppina (sul Dosso, località Tre Gobbi, frazione Gavello di Mirandola), prima ancora che sorgesse la cattedrale romanica di Modena (1099), c’era una chiesetta proprio dedicata al Santo, già nel Mille (documenti dal 1038). I resti della chiesa furono trovati sotterrati nell’attuale proprietà Solera. Tempio minuto, forse a una sola campata, travature in legno secondo uno stile romanico primitivo, ma con dodici colonne marmoree bianche con capitelli, nei pressi dell’altare. Il sito oggi dà sul canale Gavello; la casa che lo includeva è stata abbattuta per il terremoto del 2012.

Leggende e documenti. Troppe leggende su questa figura di vescovo, che combatté l’eresia ariana, ma che alla sua nomina tanto si impressionò a tal punto da tentare una fuga nel bosco e troppe fake news sono state scritte da biografi che lo danno tutto modenese e autori di pochi miracoli, alcuni dei quali, in effetti, non avvennero mai.

Vedi la storia che il Santo, mandando nebbia, avrebbe confuso la strada ad Attila, che proseguì altrove.

La strada per Modena era una sola ed Attila non avrebbe potuto sbagliarla, ma sia chiara la faccenda: Attila era in Italia con gli Unni nel 452, Geminiano morì nel 397, a circa 85 anni.  Il barbaro non passò mai da Modena, allora centro povero, malsano e paludoso! Fu fermato invece a Governolo mantovano, sul Po, da Papa Leone, dalla fame, dalle malattie dei suoi soldati e dalla peste.

Stesse fake news adottate a San Gignimano, in Toscana, sempre a proposito degli Unni.

Le “Vite” su San Geminiano (di famiglia romana, come afferma Sorrentino?) sono inoltre in netta contraddizione, l’un l’altra, perché riferite più che altro ad un…mito, a varie leggende. Un abate di Nonantola,  poi  il Varesani (Meditazioni sopra la vita di San Geminiano vescovo e protettore di Modena  e, nel 1581, Sancti Geminiani episcopi Mutinensis Vita, in cui si legge : …Mutinensis vico-Gabellum appellabant extitis oriundis : “…nel villaggio di Gavello sei nato…”), lo Spinelli, nel 1906 (cfr. La Festa-la Fiera-La Fonte di San Geminiano, recensito dall’ Indicatore Mirandolese numero 4); Gaspare Silingardi (1593-1607), Vite latine dei vescovi, optano dunque per i natali a Gavello (nel 331?); don Antonio Bellini, storico, in La Cittadella n.o 6, del febbraio 1953, ha scritto un pezzo intitolato: Gavello patria di San Geminiano.

Perché Gavello? E vi diciamo il perché della scelta di Gavello. Perché il religioso che combatteva le eresie, in particolare l’eresia ariana e il diavolo, un giorno, essendo un esorcista famoso, fu chiamato a compiere un lungo viaggio con meta Costantinopoli, per raggiungere la famiglia di Flavio Claudio Gioviano (331-364, imperatore romano dal giugno 363 per soli otto mesi), disposto a tutto per far guarire la figlia, schizzata e indiavolata quanto non mai, e che Geminiano risanò o calmò totalmente (vedi la formella in Duomo, a Modena), ricevendo doni magnifici. Guarigione che in documenti d’epoca parlano chiaro: – Io, imperatore Gioviano, in segno di cristiano ringraziamento, ti dono le terre dove sei nato, da Gabellum a Solara, ecc. ecc.

Il Tiraboschi, ben documentato sempre, era affascinato dalla tesi di un San Geminiano mirandolese… Egli, come il Ricci, sapeva della donazione di Gavello, da parte di re Rachis, re dei Longobardi, alla diocesi di Modena. Donazione confermata da un documento del IX secolo di Ludovico Pio, il quale fa riferimento al castello del villaggio e agli allevamenti ittici: Gabellum Castrum, cum suis piscaris, quod ab antiquo tempore Massa Sancti Geminiani super quibus est praeceptum Rachisii Regis ostensum; similiter et Desiderii…

Il più importante diploma, dopo quello di Gioviano e il sopra detto, che fa riferimento a San Geminiano, è dell’anno 822.

Per la cronaca aggiungiamo: Gioviano, l’imperatore, è sepolto a Costantinopoli. Il suo predecessore fu Giuliano, il successore Valentiniano I.

Geminiano fu oggetto di culto per merito del successore Teodulo che gli fornì la tomba prima, con cappella. Qual’era?

A Mutina, scrisse il Santo Ambrogio, ci sono solo “cadaveri di città”.

Meglio Cittanova, dove il suo popolo si era trasferito, meglio Gavello?

Scavi, ritrovamenti e testimoni. Leggiamo pure in una memoria del 3 gennaio 1824 che descrivendo scavi alla Cuppina, Giovanni Pozzetti, lavorando alle radici di un grosso olmo, trovò un archetto di mattoni, con pietre grandi due once, larghe sei once e lunghe un braccio gagliard; emersero ossa ordinate: la testa con denti naturali e tutto lo scheletro. Testimoni: Ignazio Greco, Giacomo Bocchi e il prete.

Questo episodio attirò molta gente nell’ex luogo di culto, destando vivissima impressione per parecchi giorni e vi fu chi credette di aver scoperto la vera tomba di un Santo, racchiusa in specie di manubriati. (cfr. S. Poletti: Ottocento e Novecento, grafiche Redolfi).

Alla Diocesi di Carpi l’idea di un San Geminiano gavellese è sempre piaciuta, tanto che la Santa sede concesse un’officiatura liturgica speciale in onore del medesimo, e questa durò fino al 1952.