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PICO NELL’ARCHIVIO SEGRETO DEL VATICANO - OGGI ARCHIVIO APOSTOLICO - FIGURA TRA GLI ATTI DEGLI ERETICI - Indicatore Mirandolese

PICO NELL’ARCHIVIO SEGRETO DEL VATICANO – OGGI ARCHIVIO APOSTOLICO – FIGURA TRA GLI ATTI DEGLI ERETICI

Il primo volume della Fenice degli Ingegni mirandolese “Le tesi” aprì l’indice dei libri stampati proibiti e messi al bando dalla chiesa

C’è anche Pico nell’Archivio segreto del Vaticano (ora, Archivio Apostolico), ci racconta questa volta Sergio Poletti. “Ma molto difficile districarsi al suo interno. Sorto nel 1612 sotto Pio V per unire documenti di Roma e di Avignone, non solo riguarda carte di dodici secoli (dall’VIII al XX), ma anche perché unisce 600 fondi archivistici, consentendo solo prelievi per pontificati.

Un’ottima studiosa della Columbia University, giornalista, tornata nel nostro paese alla fine della seconda guerra mondiale, ce la fece a pubblicare un libro, che ha un indice di 740 nomi, come ci ricordò Lucio Causo il 29 novembre 2017.

In quanto segreti i depositi furono aperti agli studiosi solo dal 1881, con Papa Leone XIII. Le cose andarono meglio da quanto Papa Giovanni Paolo II, concesse un accesso più vasto ai documenti. È stato Papa Francesco, de motu proprio invece a trasformare il deposito in Archivio Apostolico.

Quel che interessa a noi sono certi carteggi di più di mille anni di storia medievale e del periodo successivo. Quella che è la raccolta più preziosa e ricca. Siccome Pico fu considerato da Papa Innocenzo VIII un eretico, per le sue 900 Tesi, ci sarebbe piaciuto visionare le bolle relative, quelle del successore Alessandro VI, delle quali conosciamo le date e vagamente i titoli. Innocenzo VIII nel 1487, il 5 agosto, praticamente metteva all’Indice le Conclusioni, in agosto, minacciando la pena di scomunica, ma la bolla fu pubblicata solo il 15 dicembre; Alessandro VI, al contrario, nel 1493 liberava le Conclusiones.

Possiamo garantire che la materia che ha scosso maggiormente la Chiesa, risulta quella dei conclavi e dei fascicoli di processi e interrogatori relativi agli eretici, che riguardano, ovviamente, in primis, Savonarola, Giordano Bruno, Galileo Galilei, Pico della Mirandola, Beatrice Cenci, etc. Poi ci sono gli atti relativi ai maestri di astrologia (tanto combattuti dal nostro filosofo), le richieste dei Lord per l’annullamento del matrimonio del re Enrico VIII, volumi che hanno a che fare con i fenomeni degli scismi, la controversia luterana, etc.

Ci sarebbero anche 7.365 suppliche (del periodo 1342-1889), le storie del Templari e dei processi che annientarono i cavalieri d’Italia, Francia, Inghilterra, Irlanda, Scozia, Germania e Cipro.

Quanti regnanti, santi, letterati, filosofi come, come Pico, artisti, condottieri, statisti, hanno lasciato il segno e sono stati umiliati ed anche soppressi.

Giovanni Pico fu un “cliente” indesiderato, tanto che più di un papa lo invitò e invitò i suoi mecenati a dedicarsi piuttosto alla poesia che alla filosofia e alla cabala. Le sue Tesi eretiche e sospette erano solo 13 su 900, ma lui rispose con la pubblicazione a stampa di tutte e se le trovò interamente all’Indice. Si può dire che, essendo la stampa in serie da poco in auge ai tempi della “Fenice degli Ingegni”, proprio lui aprì l’Indice dei libri stampati proibiti con le Tesi stesse e la risposta alla commissione giudicante con l’Apologia, stranamente pubblicata a Napoli.

Per la cronaca Pico cadde in disgrazia dal 1486, nel periodo della sua migliore produzione. Fu esule in Francia dalla fine del 1487 ai primi mesi del 1488. Fu condonato nel 1493, ma l’anno dopo morì, avvelenato, perdendo troppi anni della sua breve, ma radiosa carriera, finita a soli 31 anni.

Presso la Biblioteca Vaticana, con inventario pubblicato recentemente, sono numerosi i libri sequestrati a Roma appartenuti a Pico, specie quelli tradotti dall’ebraico, quando al filosofo fu interdetto l’ingresso nella biblioteca stessa per la controversia riguardante le Tesi. Parte dei codici fecero la stessa fine quando Flavio Mitridate, suo esperto di origini siciliane, fu bloccato in città con accuse delittuose.”