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PAYBACK, LA POLITICA RISPONDE: AL LAVORO PER UNA SOLUZIONE, SENZA ATTENDERE LA SENTENZA DELLA CONSULTA - Indicatore Mirandolese

PAYBACK, LA POLITICA RISPONDE: AL LAVORO PER UNA SOLUZIONE, SENZA ATTENDERE LA SENTENZA DELLA CONSULTA

La politica risponde all’appello delle imprese del biomedicale che da Mirandola chiedono di andare oltre alle seppur utili deroghe, e superare radicalmente il payback sui dispositivi biomedicali, senza attendere la pronuncia della Consulta chiamata dal Tar del Lazio ad esprimersi sulla legittimità Costituzionale. E lo fa all’appuntamento organizzato a Mirandola da Confindustria, CNA e Lapam alla sede di ITS Biomedicale.
Fino ad ora, grazie alla convergenza dei gruppi parlamentari sull’emendamento dal Senatore modenese di Fratelli d’Italia Michele Barcaiuolo, presente all’incontro, l’esecutività del payback è stata ‘solo’ ripetutamente rinviata. L’ultima proroga ha portato la scadenza al 30 novembre. Al raggiungimento delle quale è successo ben poco. Perché nel frattempo sul meccanismo di legge (introdotto dal governo Renzi nel 2015 ma rimasto dormiente, senza decreti attuativi, fino alla decisione del governo Draghi di introdurlo e renderlo esecutivo per il quadriennio 2015 – 2018), è arrivato il parere del Tar del Lazio che ne ha sospeso l’esecutività per sottoporlo alla Consulta, chiamata ad esprimersi rispetto alla sua legittimità costituzionale.

Tempi? Sicuramente mesi, ma durante i quali – affermano le aziende – la politica non può stare ferma, ma elaborare ed approvare un provvedimento di legge tale da superare o mitigare gli effetti del payback per il pregresso e a definire un meccanismo per il futuro, a prescindere da quello che sarà il pronunciamento della Consulta. Linea condivisa dalla politica chiamata a tutelare non solo i bilanci delle aziende del biomedicale ma anche quelli dello Stato e delle Regioni che, per legge, quelle entrate del payback le hanno già messe a bilancio. Al punto da renderle esigibili da parte delle regioni stesse. Il caos è enorme. Senza un provvedimento che non può che nascere dal parlamento in cui il payback è nato, il rischio ad oggi è grave, sia per i bilanci delle aziende, sia per i bilanci dello Stato. Dal mondo politico, presente in sala (per Fratelli d’Italia Michele Barcaiuolo e Daniela Dondi, a Stefania Ascari, del Movimento 5 stelle, a Stefano Vaccari del PD ai consiglieri regionali Palma Costi, del PD, Stefano Bargi della Lega, Simone Pelloni, ora Gruppo Civico, e Luca Cuoghi, di Fratelli d’Italia), è emerso l’obiettivo condiviso di lavorare su un provvedimento che agisca sulla fiscalità generale. L’ipotesi, con i dovuti distinguo, potrebbe essere il modello del payback sui farmaci. Ciò risponderebbe a due obiettivi: garantire una fiscalità in entrata a Regioni e Stato e allo stesso tempo garantire alle aziende ciò che nel payback sui dispositivi del biomedicale, applicato in modo retroattivo, non viene garantito. Ovvero la trasparenza e la previsione di quanto le aziende devono pagare prima e non dopo, e l’assurdità di dovere pagare quote su importi già fatturati, incassati, tassati e inseriti in bilanci già chiusi.