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LUCIO MASSARI: LA PALA NEL DUOMO DI MIRANDOLA - Indicatore Mirandolese

LUCIO MASSARI: LA PALA NEL DUOMO DI MIRANDOLA

Questa volta voglio portare l’attenzione dei lettori su un dipinto e sul suo autore che sono stati trattati frettolosamente dalla recente storiografia artistica mirandolese. Il Duomo di Mirandola custodiva nella navata destra una bella ancona lignea, riccamente intagliata e dorata, che faceva da degno contorno a un quadro di grandi dimensioni raffigurantela Maddalena penitente.

Mentre si è parlato molto della preziosa cornice e delle vicende antiche di questo altare, intitolato originariamente a Santa Vittoria, si è trascurato però il presente dipinto. L’ancona lignea è opera del più insigne tra gli intagliatori mirandolesi, Paolo Bonelli (1651-1717), e fu realizzata negli anni ‘80 del ‘600 per accogliere un dipinto dell’artista bolognese Giovan Antonio Burrini (1656-1727) raffigurante il martirio di Santa Vittoria, eseguito nel 1688.

Sia il ricco altare che la pala furono commissionati dal duca Alessandro II per custodire le reliquie della santa che il duca aveva ottenuto in dono dal Papa Innocenzo XI dopo un viaggio a Roma. Alessandro II nel commissionare il dipinto chiese che l’artista traesse spunto per la composizione da un quadro di Paolo Veronese che egli aveva molto caro e che si trovava nella sua collezione nella Galleria nuova del castello. Il quadro del Burrini non era destinato tuttavia a rimanere a lungo nella chiesa cittadina. Tramontato il ducato dei Pico su Mirandola agli inizi del ‘700, la pala di Santa Vittoria fu prelevata nel 1783 su ordine di Ercole III duca di Modena per arricchire le sue collezioni reali e rimpiazzata nella chiesa mirandolese da un altro dipinto raffigurante il Transito di San Giuseppe. Gli spostamenti non erano però terminati.

La tela del Burrini doveva prendere la strada della Francia pochi anni dopo, in seguito ai saccheggi di opere d’arte perpetrati dai soldati francesi di Napoleone: oggi è visibile presso il museo del castello di Compiègne in Piccardia. Sguarnito del suo capolavoro e trasferite le reliquie di Santa Vittoria nella sagrestia, la proprietà dell’altare passò nel primo decennio dell’800 ad un certo Francesco Costa che provvedeva nel1822 asostituire il quadro di San Giuseppe con un altro raffigurantela Maddalena, santa alla quale era molto devoto, opera proveniente dalla chiesa di San Giovanni Battista di Carpi. Purtroppo sia l’altare intagliato che la nuova pala nel 1937 lasciavano nuovamente il Duomo per essere depositati presso il Museo civico di quella cittadina a seguito del restauro in stile quattrocentesco dell’interno dell’edificio di culto, che portò alla rimozione di molti arredi, per poi esservi ricollocati in tempi recenti, nel 2002.

Negli anni 70 del ‘900 la paternità del pregevole dipinto è stata giustamente ricondotta al bolognese Lucio Massari grazie agli studi di Alfonso Garuti. Lucio Massari, nacque a Bologna nel 1569, dove compì inizialmente il suo apprendistato presso Bartolomeo Passerotti fino alla morte di quest’ultimo avvenuta nel 1592, per poi entrare nell’Accademia degli Incamminati, fondata dai fratelli Annibale e Agostino Carracci, insieme al cugino Ludovico. Lo scopo perseguito dai fondatori era quello di abbandonare gli stilemi artificiosi del manierismo, considerato ormai un linguaggio artistico esaurito e di propugnare il ritorno allo studio del vero e della natura; dall’accademia usciranno alcuni dei più celebri pittori emiliani del secolo.

Massari partecipò alle imprese collettive del gruppo quali i cicli di affreschi dipinti nell’oratorio di San Colombano, e nel chiostro di San Michele in Bosco, entrambi a Bologna. Lavorò molto per le chiese bolognesi, ma operò anche in Toscana nella cappella delle Reliquie alla Certosa di Galluzzo, fu a Roma, a Modena e Mantova. Morì nel 1633. L’attività di questo artista è stata rivalutata in tempi recenti: il linguaggio classico, l’ordine compositivo semplificato per rendere chiara la comunicabilità dell’immagine, la purezza della forma e una certa malinconia nella resa dei soggetti religiosi, ne fanno uno degli interpreti principali della pittura bolognese del ‘600.La Maddalenapenitente fu dipinta per la chiesa di San Giovanni di Carpi intorno al 1626; la santa è raffigurata all’interno della grotta, luogo del suo ritiro spirituale, avvolta in un manto azzurro, con le mani al petto e il viso rivolto in alto, rapito dall’estasi della musica celestiale degli angeli musicanti. Ai suoi piedi due angioletti annusano l’unguento contenuto nel vaso che la donna usò per profumare i piedi di Cristo, e che è l’attributo consueto con cui la santa viene raffigurata. Il dipinto, rimosso dalle macerie del Duomo, è stato messo in sicurezza ed è depositato presso il palazzo ducale di Sassuolo.

 

Simonetta Calzolari