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DOPO L’ATTACCO HACKER ALL’AUSL, MOLTA PIÙ ATTENZIONE ALLA SICUREZZA IN RETE E SU COME PROTEGGERSI - Indicatore Mirandolese

DOPO L’ATTACCO HACKER ALL’AUSL, MOLTA PIÙ ATTENZIONE ALLA SICUREZZA IN RETE E SU COME PROTEGGERSI

“La sicurezza informatica è un abilitatore che consente alla nostra società di funzionare e di rispondere in forma rapida e sicura ai bisogni dei cittadini. Perché questo avvenga è necessario adottare misure preventive per limitare, e non annullare, i crimini informatici”. È il Prof. Mirco Marchetti dell’Università di Modena e Reggio Emilia, docente dei corsi “Sicurezza informatica” e “Automotive Cyber Security”, a lanciare una riflessione su di un tema più che mai attuale. A maggior ragione, dopo i recenti attacchi da parte di hacker ignoti ai danni all’Azienda USL di Modena che ne ha compromesso per giorni il sistema creando non pochi disagi all’utenza. “È opportuno da parte di tutti, Istituzioni, imprese ma pure per l’intera società prendere coscienza che non esistono in assoluto sistemi sicuri”, spiega il docente.

“È stato gli anni scorsi, con la pandemia e col protagonismo quasi assoluto massiccio del lavoro da casa ‘in smart’ e le video conferenze, che ci si è resi conto di vivere in un mondo digitalizzato – ricorda Marchetti – Un contesto, che ha esposto i sistemi informatici alla vulnerabilità e alla possibilità di subire attacchi informatici. I rischi sono commisurati alla volontà di adottare misure preventive per ridurre la possibilità di perdere i dati a causa di disattenzioni, come pensare di attraversare il centro cittadino con un’auto a forte velocità: la probabilità di un incidente è paragonabile a quella di subire un evento criminale.”

“Nei sistemi informatici – afferma il prof. Marchetti – non si riesce ad evitare la presenza di ransomware: programmi contenenti un codice dannoso che limitano l’accesso ai dati bloccando i computer fino a quando viene richiesto il riscatto prevalentemente in criptovalute. La storia ha sempre visto la presenza di crimini. Oggi, attraverso il web e da ogni parte del mondo è possibile entrare nelle maglie di qualsiasi computer sia aziendale che personale, manometterlo, chiedere un riscatto e farla franca. Il pensiero ricorrente è di aver sottovalutato che i dispositivi collegati in rete, e i relativi dati, potessero sfuggire alla criminalità perché ‘siamo tutti in prima linea, nessuno escluso’.  Le aziende sono dotate di macchinari che sono collegati tra di loro in modo digitale – ricordiamo in proposito la tecnologia 4.0 – ed esposti ad attacchi informatici.”

“Come proteggersi? – aggiunge Marchetti – Innanzitutto occorre evitare di ‘uscire di casa lasciando inserita la chiave nella porta’. Tradotto: evitare di lasciare in rete elementi da cui poter alla nostra identità digitale. Utile, pertanto cambiare spesso la password (deve essere sicura) con la quale ci colleghiamo ai programmi, fare sempre molta attenzione alle informazioni che si condividono online, dotare i computer di antivirus ed aggiornarli, e salvare i dati in particolare quelli più sensibili in ambienti esterni non collegati alla rete aziendale. Va inoltre prestata molta «attenzione» alla «disattenzione», sembra un gioco di parole ma i crimini informatici nascono proprio da disattenzioni. La digitalizzazione – conclude il prof. Marchetti – è alla base del nostro sviluppo. La spinta però verso un mondo sempre più informatizzato non sta andando di pari passo con la presa cosciente di prevedere sistemi di protezione atti a difendere la nostra vulnerabilità, limitando il più possibile la presenza indesiderata di criminali in casa nostra.”