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“C’ERANO UNA VOLTA I FRATI NELLA MIA CITTÀ”, L’OTTAVO LIBRO REALIZZATO DAL FOTOGRAFO VANNI CALANCA - Indicatore Mirandolese

“C’ERANO UNA VOLTA I FRATI NELLA MIA CITTÀ”, L’OTTAVO LIBRO REALIZZATO DAL FOTOGRAFO VANNI CALANCA

“C’erano una volta i frati nella mia città” è l’ottavo libro realizzato dal fotografo Vanni Calanca: “l’omaggio più sincero – scrive l’autore – che dedico alla mia città e a tutti i suoi concittadini”.
Il volume, la cui realizzazione è stata patrocinata dal Comune di Mirandola, è un’interessantissima raccolta di fotografie sulla chiesa di San Francesco e sui frati che se ne prendevano cura. Immagini realizzate nel corso di quarant’anni. I testi sono stati scritti da Enrico Galavotti dell’Università di Chieti-Pescara.
“Un ricordo personale e collettivo – spiega nel testo introduttivo il Sindaco Alberto Greco, che sottolinea la maestria fotografica di questo volume – che è un dono per Mirandola e che va ad arricchire la cultura mirandolese”. Inoltre, scrive il Sindaco, il volume fa “rivivere situazioni ed emozioni per un edificio di culto tra i più antichi d’Italia”.
Ulteriore sottolineatura sull’importanza del libro arriva dal Consigliere Guglielmo Golinelli che rimarca il valore della chiesa di San Francesco per la storia della Città dei Pico: “Secoli gloriosi che hanno visto protagonista la nostra città e il nostro territorio nel panorama italiano, secoli noti anche a livello internazionale per le gesta dei loro protagonisti”. Per Golinelli il lavoro di Calanca richiama a quell’antico “splendore che ritorna in ogni singolo scatto qui riproposto. Uno splendore – conclude – che per la bellezza che esprime merita di essere trasmesso a tutti”.
Pagina dopo pagina i lettori potranno entrare in un modo che solo all’apparenza si poteva immaginare perduto incontrando oltre ai luoghi i volti dei frati, coloro che idealmente possono essere considerati i polmoni pulsanti che per secoli hanno animato questi spazi ricchi di fede, arte e cultura.
All’interno del libro Andrea Parrino elogia la tecnica del fotografo sottolineandone “l’occhio indiscreto” capace di cogliere “particolari ed espressioni del tutto originali e finora segreti”.
Chiunque avrà l’occasione di leggere “C’erano una volta i frati nella mia città” potrà certamente sperimentare quella gioia che si prova nel veder riemergere dal passato ricordi che si credevano sopiti e potrà sperimentare quel senso di orgoglio e di appartenenza suscitati dalla consapevolezza di essere parte di una comunità forte di una grande storia comune.