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AUDITORIUM MONTALCINI, 16 FEBBRAIO: “DEI FIGLI” - Indicatore Mirandolese

AUDITORIUM MONTALCINI, 16 FEBBRAIO:  “DEI FIGLI”

Giovedì prossimo 16 gennaio, sul palco lo spettacolo scritto diretto e interpretato dall’autore con la consulenza di Massimo Recalcati, vincitore del prestigioso Premio Ubu 2022 come miglior nuovo testo italiano. Inizio alle 21; biglietto intero 15 euro, ridotto 13 euro 

Uno spettacolo – ultima parte di una trilogia originale ideata, interpretata e diretta da Mario Perrotta con la consulenza alla drammaturgia di Massimo Recalcati – che ha vinto il prestigioso Premio Ubu 2022 come miglior nuovo testo italiano o scrittura drammaturgica. Con “Dei figli” in cartellone giovedì prossimo 16 gennaio con inizio alle 21 prosegue la Stagione teatrale 2022-2023 curata da ATER Fondazione in collaborazione con l’Amministrazione comunale. Biglietto intero 15 euro, ridotto 13 euro. 

Sul palco con Perrotta ci sono Luigi Bignone, Dalila Cozzolino e Matteo Ippolito, e in video Arturo Cirillo, Alessandro Mor, Marta Pizzigallo, Paola Roscioli e Maria Grazia Solano, mentre in audio Saverio La Ruina, Marica Nicolai e ancora la Roscioli e la Solano. Lo spettacolo si avvale dell’aiuto regia di Marica Nicolai, dei costumi di Sabrina Beretta, delle luci e scene dello stesso Perrotta, dei video di Diane, Ilaria Scarpa e Luca Telleschi, del mashup di Vanni Crociani e di Mario Perrotta, scene realizzate da Fabrizio Magara. Una produzione Teatro Stabile di Bolzano, Fondazione Sipario Toscana Onlus, La Piccionaia Centro di Produzione Teatrale, Permàr, in collaborazione con Comune di Grosseto, Teatro Cristallo, Olinda residenza artistica, La Baracca – Medicina Teatro, Duel

 Lo spettacolo  

“Dei figli” conclude la trilogia “In nome del padre” (2018)“Della madre” (2020)“Dei figli” (2021), provando a ragionare su quella strana generazione allargata di ‘giovani’ tra i 18 e i 45 anni che non ha intenzione di dimettersi dal ruolo di figlio. Non tutti, per fortuna, e non in ogni parte del mondo. Ma in Italia sì, e sono tanti. 

Mario Perrotta “Una casa che è limbo, che è purgatorio, per chiunque vi passi ad abitare. Vite in transito che sostano il tempo necessario – un giorno o anche una vita – pagano un affitto irrisorio e in nero e questo li lascia liberi di scegliere quanto stare, quando andare. Solo uno sosta lì da sempre: Gaetano, il titolare dell’affitto. Al momento, le vite in casa sono quattro. Vediamo tutti gli ambienti come se i muri fossero trasparenti. La casa è fluida, come le vite che vi abitano. Le uniche certezze sono quattro monitor di design, bianchi, come enormi smartphone. Su ognuno di essi stanziano, incombenti, le famiglie di origine degli abitanti: genitori, sorelle, cugini… 13 personaggi per un intreccio amaramente comico, un avvitamento senza fine di esistenze a rischio, imbrigliate come sono nel riflettere su se stesse”.

Massimo Recalcati  “Una delle grandi mutazioni antropologiche del nostro tempo riguarda la cronicizzazione dell’adolescenza. Se prima la giovinezza era legata alla pubertà e si concludeva con la fine dell’adolescenza, oggi l’adolescenza non è più il riflesso psicologico della “tempesta” psicosessuale della pubertà bensì una condizione di vita perpetua che tende a cronicizzarsi. Quando questo accade in primo piano è la difficoltà del figlio di accettare la separazione dai genitori per riconoscersi e viversi come adulto. L’adolescenza perpetua impedisce infatti al figlio di divenire uomo assumendo le conseguenze dei propri atti anziché colpevolizzare il mondo degli adulti identificandosi nel ruolo della vittima tanto innocente quanto inconsolabile. Il nuovo spettacolo di Mario Perrotta indaga queste e altre sfumature dell’esser figlio sine die, senza però dimenticare la forza, lo splendore e l’audacia straordinaria della giovinezza”.

La trilogia (2018 – 2021) 

“Mi ritrovo da solo, a braccia appese, in una stanza di casa a pensare che, da molto tempo ormai, mi assediano la mente suggestioni e pensieri su progetti futuri e nessuno di loro prende corpo come dovrebbe: li trovo fragili, non necessari al mio sentire di oggi, nonostante stiano lì da parecchio a maturare, a macerare direi. Poi, d’improvviso – ma chissà da quanto chiedeva udienza e io non ero pronto ad ascoltare – l’idea, quella giusta, quella urgente, arriva di forza al centro del corpo, non alla mente, pervade la carne e mi scuote da un’attesa fin troppo lunga.

Se nel 2007 con “Odissea” avevo chiuso i conti con l’essere figlio, adesso e da cinque anni sono padre, una parola che mette con le spalle al muro e riempie il mio quotidiano di nuove sfide e di nuove domande. E penso che ho una responsabilità enorme nei confronti di mio figlio, e che ho bisogno, come sempre, di ragionarci a fondo attraverso gli unici strumenti che riconosco miei: la ricerca drammaturgica, la scrittura, la messa in scena, l’interpretazione.

E mi vengono in mente le mie conversazioni con Massimo Recalcati sulla questione, e mi viene in mente che vorrei coinvolgerlo: lo chiamo, gli racconto tutto e Massimo mi dice di sì, che gli piace e che faremo il progetto insieme. E mi viene in mente che un padre si sostanzia nel suo confronto – anche mancato – con la madre e che essi, padre e madre, sono tali solo perché di fronte a loro esistono, inflessibili, i figli. E mi viene in mente che il nuovo millennio ha portato con sé lo stravolgimento totale di questa triade “padre – madre – figli” alterando le fattezze di ruoli che parevano immutabili nei secoli.

Eccolo lì tutto d’un tratto il prossimo lavoro: prima un solo spettacolo, ma nel tempo di un pomeriggio è già trilogia, è progetto complesso, articolato, così come mi piace e mi serve fare da oltre quindici anni. E dunque partirò dall’oggi, da queste mutazioni genetiche goffe, incerte, malvestite dai rispettivi interpreti, per spogliarli progressivamente del quotidiano e riportarli, nudi,

all’essenza delle loro relazioni, esse sì immutabili nel loro continuo procedere per scontri e incontri, a prescindere da come i soggetti in causa – quelli di un tempo e quelli di oggi – interpretano i singoli ruoli. Uno sguardo sul presente, il mio presente, per indagare quanto profonda e duratura è la mutazione delle famiglie millennial e quanto di universale, eterno, resta ancora”.

Mario Perrotta 

iNFO: Mario Perrotta, autore, attore e regista teatrale, è considerato una delle voci più significative del panorama teatrale italiano. Le sue drammaturgie dal forte impatto civile, da lui stesso dirette e interpretate in Italia, sono tradotte e messe in scena anche all’estero in diverse lingue e in contesti importanti tra i quali il Festival d’Avignone e il New York Solo Festiva Festival (Premio come Migliore drammaturgia straniera nel 2018). Finalista per nove volte agli Oscar del teatro italiano, i Premi Ubu, vince nel 2011, 2013 e 2015 come interprete, drammaturgo, e regista di progetti articolati con centinaia di artisti coinvolti. Vince anche il Premio Hystrio nel 2008 e nel 2014 come Migliore spettacolo dell’anno, mentre nel 2015 vince il Premio Nazionale della Critica per il Progetto Ligabue. Riceve anche riconoscimenti istituzionali quali quelli della Presidenza del Consiglio (per i suoi progetti speciali) e della Camera dei Deputati per “l’alto valore civile del testo e per la straordinaria interpretazione” per il progetto Cìncali – dedicato all’emigrazione italiana nel secondo dopoguerra. Il progetto dà vita anche a un romanzo edito da Fandango, a una trasmissione radiofonica, Emigranti Esprèss, ideata per Radio2 Rai che si è aggiudicata nel 2007 lo Jury Special Award alla TRT International Radio Competition (ex-aequo con la BBC), e a un’opera lirica originale per il Teatro Lirico di Spoleto, Opera Migrante, di cui cura il libretto e la regia, diretta da Marco Angius. Le sue ultime produzioni hanno debuttato in prima nazionale al Piccolo Teatro di Milano e sono state trasmesse integralmente su Radio 3 Rai. Attualmente è impegnato nella trilogia In nome del padre, della madre, dei figli, dedicata alle figure chiave delle famiglie millennial, con la consulenza alla drammaturgia di Massimo Recalcati. I primi due capitoli hanno debuttato al Piccolo Teatro di Milano e In nome del padre è stato finalista ai Premi Ubu come Migliore nuovo testo italiano.

Per informazioni 

Auditorium Rita Levi Montalcini 

Via 29 Maggio, 4 – 41037 Mirandola (MO)

Tel. 0535.22455

Prenotazioni via e-mail e telefoniche 

Si possono effettuare prenotazioni telefoniche scrivendo una e-mail all’indirizzo mirandola@ater.emr.it, telefonando al numero 0535/22455 negli orari di apertura della biglietteria e con messaggio WhatsApp al numero 333/2455605. I biglietti prenotati dovranno essere ritirati entro il giorno precedente lo spettacolo o pagati con bonifico bancario pena l’annullamento della prenotazione.