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ALESSANDRO TOMASI, DUE ANNI INTORNO AL MONDO - Indicatore Mirandolese

ALESSANDRO TOMASI, DUE ANNI INTORNO AL MONDO

È giunto a metà del suo avventuroso viaggio di due anni intorno al mondo Alessandro Tomasi, il giovane mirandolese che per i suoi 24 anni ha deciso di farsi un regalo davvero speciale. Ventiquattro mesi a zonzo, inseguendo i propri desideri e la passione per il viaggio, cercando di usare mezzi alternativi all’aereo e documentando il tutto con video e foto di grande impatto (visibili sul sito www.journey24.net). Lo abbiamo intervistato.

Alessandro, innanzitutto dove si trova in questo momento?
«In questo momento mi trovo in Australia, più precisamente a Perth, ma tra poco partirò per un bellissimo road trip verso nord sulla costa ovest; perché, giusto per precisarlo qui è inverno e fa veramente freddo quindi vado in cerca di caldo, ahahah».

A metà del suo viaggio intorno al mondo il primo pensiero qual è? “Ma chi me l’ha fatto fare?”, “L’avessi fatto prima?”, “Tornare a casa? Non se ne parla proprio…”
«Sono arrivato qui da Singapore a circa 30 km/h con una nave da più di 34 mila tonnellate, dopo nove giorni di navigazione. Solo l’oceano in quelle giornate a creare il panorama con il sole che dolcemente separava il giorno dalla notte. Uno scenario talmente puro e silenzioso che mi ha fatto realizzare di quanto questa decisione, presa ormai un anno fa, stia rendendo la mia vita un viaggio pazzesco.
Ed è proprio questo che mi passa per la testa dopo 12 mesi dalla partenza.

Non credo avrei mai potuto rendere questo anno più intenso e più bello di come è stato, e a ripensare al giorno della partenza in cui sono salito sul primo treno nella mia piccola stazione di Mirandola mi sembra ancora assurdo.
Assurdo di quanta strada sia riuscito a fare in questa finestra di tempo senza neanche prendere un aereo, e per il prossimo anno di viaggio, mi auguro con approccio positivo che sia anche migliore di quello appena passato».

Cosa si sente di più? Un viaggiatore, un moderno esploratore, una persona curiosa dei suoi simili?
«Credo che ogni viaggiatore nel proprio piccolo si senta un esploratore; esploratore di nuova strade, nuove esperienze, nuove culture e nella comprensione del diverso, ma soprattutto esploratore di se stesso.
Si perché un viaggio intorno al mondo a lungo termine come il mio è più di tutto in grado di metterti ogni giorno in sintonia con se stessi, con il proprio “io” che a casa, presi dalla frenetica routine quotidiana, tendiamo a dimenticare».

 

Come fa a finanziare questa sua lunga avventura?
«Il viaggio è interamente mantenuto dai risparmi che sono riuscito a mettere da parte in sei anni di lavoro, ma parlando sinceramente, con tutte le opportunità che internet offre oggi, i vari contatti ed amici, applicazioni che ti danno la possibilità di pernottare gratis e con un buon spirito di adattamento si riesce davvero a spendere pochissimo».
In piu, non é difficile trovare qualche lavoretto saltuario in cambio di un letto e una doccia calda.

Che genere di lavoretti?

Semplici lavori, tipo al bar/ristorante o nella reception di un ostello in cambio di cena e alloggio gratis, o ancora come questa collaborazione che ho appena iniziato: grazie ai miei video e alle mie foto mi permettono di viaggiare per quasi un mese gratis sulla costa ovest verso nord.

Il luogo più bello che ha visitato?
Una delle domande più difficili che mi si può porre è proprio questa. Non ho un posto che ho visitato in cima alla lista, a dire la verità, ma solamente esperienze che mi sono rimaste impresse nel cuore più di altre; come ad esempio aver dormito sulla muraglia cinese il secondo mese di viaggio, oppure i 10 giorni immersi nella natura in Mongolia a condividere le Ger (le tende dei nomadi) con i nomadi locali durante le notti fredde. O ancora il Vietnam, che mi ha cullato dolcemente per due  mesi, o la Cambogia, grazie ai bimbi a cui ho prestato volontariato che mi hanno riempito il cuore di felicità. Oppure il Myanmar con la sua storia e i suoi posti ancora poco conosciuti che hanno reso il viaggio in quella terra ancora più avventuroso, la Thailandia che in sé è solamente una meta molto turistica, ma che grazie ad alcuni imprevisti mi ha permesso di incontrarmi dopo sette mesi con mia madre e mia nonna che sono volate fino a Bangkok solo per venirmi a trovare.

La più grande sorpresa: un paesaggio, una persona, un incontro…
«Se devo pensare ad una sorpresa che mi è capitata durante il viaggio in realtà me ne vengono in mente due. La prima quando ero in Mongolia e mi sono ritrovato di fronte a prezzi assurdi per riuscire a spostarmi in mezzo alla natura selvaggia che solo quel luogo sa regalare. Ero quasi pronto ad andarmene perché il mio budget non mi permetteva di spendere così tanto quando un ragazzo anche lui partito per il giro del mondo pochi giorni prima di me, mi offre un passaggio gratis per un tour di 10 giorni tra scenari da togliere il fiato. Oltre a questa fantastica sorpresa/opportunità è stato bellissimo scoprire come durante quel viaggio io sia riuscito a trovare un compagno di viaggio fantastico con cui e nato un bellissimo rapporto di amicizia.
La seconda, e la più bella di tutte è quando una mattina a Bangkok, seduto sul divano della reception dell’hotel, ero pronto ad aspettare mia madre che da qualche mese programmava di venirmi a trovare. Quando le porte della hall si sono aperte non solo ho visto mia madre, ma anche mia nonna, che per alcune vicissitudini ha insistito di partire anche lei, facendo il passaporto all’ultimo e volando per la prima volta fino in asia, solo per potermi vedere di nuovo».

L’esperienza più brutta?
«L’esperienza più brutta mi è capitata in Myanmar. Mi ritrovavo in una città piuttosto remota in cui le persone per strada mi fissavano stupiti perché occidentali da quelle parti se ne vedono solo raramente.
Mi trovavo in quella zona perché stavo visitando villaggi sperduti e remoti in cui usanze e tradizioni antiche ancora oggi vivono indisturbate. Da qualche giorno però avevo dolori allo stomaco e non riuscivo a capire che cosa potesse essere, quando, dopo una chiamata a casa, si è palesato il fatto che potesse essere appendicite.
Non che sia un dramma, se non per il fatto che in quella città non c’era nemmeno un ospedale.
Cosi in quattro e quattr’otto, durante la notte, sono salito in macchina e mi sono diretto il più in fretta possibile nella capitale che distava sei ore di viaggio. Alla fine è stato un piccolo problemino risolto con antibiotici ma che in quel momento mi ha spaventato al punto da pensare realmente di tornare a casa».

Dopo 12 mesi in giro per il mondo come giudica Mirandola? E’ cambiata la sua percezione del luogo in cui è nato e vive?
«Dopo un anno esatto dalla mia partenza sicuramente vedo Mirandola con occhi diversi. Quando si lascia qualcosa si riescono sempre ad apprezzare di più i lati migliori e positivi; proprio per questo motivo ora riesco ad apprezzare di più di quanto non facevo a casa la mia piccola città».

Cosa le manca di più di casa sua?
«E parlando di casa, sì, mi manca davvero tantissimo, ma non per un luogo specifico o per la casa in se stessa; più che altro mi manca l’affetto e il calore che si può avvertire solamente intorno ai propri familiari. Ah, e un’altra cosa, un po’ più superficiale, che mi manca è decisamente la cucina…».

Ha un luogo “del cuore” dove vorrebbe vivere in futuro?
«Al momento solamente il Vietnam, la Thailandia e l’Australia mi hanno fatto pensare di poterci vivere in un futuro, ma sinceramente non ho un luogo del cuore di cui affermerei fermamente di volermici trasferire… per ora».

Il popolo più socievole che ha incontrato?

Il popolo piu amichevole e disponibile che abbia incontrato fino ad ora è senza dubbio quello della Mongolia. Lì, essendoci solamente 2/3 principali città, la maggior parte delle persone è ancora nomade e vive nelle Ger (tende), nel bel mezzo della natura e proprio per questo motivo hanno nel sangue l’istinto di aiutare in qualsiasi modo il prossimo, chiunque esso sia.

Oppure in Myanmar, un pese rimasto chiuso al turismo per 60 anni e riaperto solamente nel 2012. Il turismo e il viaggiare in quella terra sono qualcosa di nuovo e puro, che ha reso le persone, gia di per sé molto sorridenti e amichevoli, ancora piu aperte verso l’occidentale.

Ed ora? Cosa farà nei prossimi 12 mesi?
«Beh, il programma dei prossimi mesi è di proseguire, sempre verso est, sempre senza aerei, pian piano, raggiungendo nei tempi prestabiliti casa e i miei affetti».

E il ritorno alla “normalità” come lo vede? È in previsione un “Journey26”?

«Dopo aver conosciuto parecchie persone partite per un viaggio a lungo termine direi che la “normalità”, come la intendiamo generalmente, non accompagnerà la mia vita dopo il rientro, ma credo che il bello sia proprio questo.

Continuare a scoprire, continuare a viaggiare e continuare a crescere anche senza muoversi di un millimetro, semplicemente vivendo il momento al massimo e reinventandomi; reinventandomi sempre, perché è questo che bisogna fare per mantenere accesa la fiamma della passione e della vita.

Per quanto riguarda Journey 26 no, non lo prolungherò il viaggio, ma quando tornerò chi lo sa, magari ripartirò subito…».