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68: LA MUSICA DEL CAMBIAMENTO - Indicatore Mirandolese

68: LA MUSICA DEL CAMBIAMENTO

I mitici anni ’60 visti attraverso la lente d’ingrandimento della musica allora in voga. Un viaggio tra cronaca, costume e spettacolo narrato da un famoso e molto amato giornalista come Mario Luzzatto Fegiz con le musiche dal vivo del Trio Los Chitarones ovvero Gigio Fasoli, Gigi Patellaro e Graziano Genoni.

Venerdì prossimo 12 ottobre alle ore 21, nell’ambito del progetto “Memorie contese: il ’68 tra parole, immagini e musiche” a cura dell’Amministrazione comunale di Mirandola, va in scena con ingresso gratuito all’Auditorium Rita Levi Montalcini lo spettacolo 68: la musica del cambiamento.

Gli anni ‘60 che magia! Diceva Paul McCartney: “Irripetibili soprattutto sul piano del sesso. Pillola anticoncezionale, malattie veneree sconfitte dagli antibiotici, AIDS nemmeno all’orizzonte, boom economico, nessuna crisi petrolifera in vista, voglia diffusa di sfrenata libertà”. E una nuova generazione di teenagers con soldi in tasca, tempo libero che creano una loro identità attraverso i vestiti e una musica. Quella che fa muovere i corpi come ha insegnato Elvis Presley.

Lo spettacolo spazia fra Celentano e Paolo Conte di “Azzurro” e le canzoni che da pura evasione si caricano di contenuti e messaggi. Mina, Tony Dallara, Dylan e la Baez. La musica si All’Auditorium Rita Levi Montalcini di Mirandola la storia di una generazione con 68: la musica del cambiamento con Luzzatto Fegiavvicina al reale e diventa specchio della ansie e dei palpiti della coscienza collettiva. I Nomadi e Francesco Guccini vengono censurarti dalla radio di Stato per il brano “Dio è morto”. A Roma il Piper Club diventa il regno di Patty Pravo e Caterina Caselli. Uno dei manifesti della rivoluzione in atto è il brano dei Rokes “Ma che colpa abbiamo noi”. De André conquista i cuori con il brano pacifista “La guerra di Piero”. A un certo punto i cantautori entrano nel mirino dei contestatori. A loro si chiede purezza e soprattutto di suonare gratis. E nascono tre canzoni durissime: “L’avvelenata” di Guccini, “Cantautore” di Bennato e “Vaudeville” di Vecchioni.

Il 68 si proietta negli anni a venire con episodi incredibili. Nello spettacolo si ricostruisce, fra dramma e ironia, il sequestro di De Gregori il 2 aprile 1976 a Milano cui Mario Luzzatto Fegiz era presente. E poi si ragiona e si canta con Gaber, e Jannacci. Ma quanta memoria storica esiste di tutto questo nelle giovani generazioni? La risposta viene da un’intervista rilasciata a Fegiz da Alessandra Amoroso, regina dei talent show, nella quale lei confessa di non sapere chi sia David Bowie e nemmeno chi è Enzo Jannacci.

Lo show è un continuo rimpallo fra i racconti di Fegiz e il trio Los Chitarones. Si ascoltano fra le altre in esecuzione live “Azzurro”, “Dio è morto”, “Ma che colpa abbiamo noi”, Bob Dylan, “Hair”, le già citate “Cantautore”, “L’Avvelenata” e “Vaudeville”, “Generale” di De Gregori, “La canzone intelligente” di Jannacci, “Le elezioni” di Gaber, “Un giudice” di De André, “Pensieri e parole” di Battisti.

Eppure il 68 musicale ha radici negli anni 50 con Modugno e si proietta con fantasia sugli artisti del nuovo millennio in un gioco di rimandi che sancisce una verità: ogni canzone è figlia di luogo e di un tempo. Se “Emozioni” di Battisti è figlia della Brughiera, “Caruso” di Dalla è figlia di Sorrento.

Mario Luzzatto Fegiz

Nato a Trieste il 12 gennaio 1947, per decenni critico musicale e inviato del Corriere della Sera, con numerose esperienze radiofoniche (debuttò nel 1969 alla RAI con Per voi giovani) e televisive (fra cui Mister Fantasy, Re per una notte, Momenti di gloria, Music Farm e, come autore, Emozioni su Raidue). Autore di saggi e libri (il più noto Morte di un cantautore, la prima ricostruzione della tragica fine di Tenco) è stato docente all’Istituto per la Formazione al Giornalismo di Milano. Nelle vesti di attore ha portato in scena lo spettacolo teatrale Io odio i talent show, scritto con Giulio Nannini e con la regia di Maurizio Colombi.

Los Chitarones: Gigio Fasoli, Gigi Patellaro e Graziano Genoni

Los Chitarones è un trio, un’idea, un gioco, un modo scherzoso di suonare insieme. Senza tabù, senza l’ipocrisia delle basi musicali, solo per il gusto di divertirsi e divertire.  Tre chitarre di legno ed una voce per rievocare Lucio Battisti, Django Reinhardt, Mozart e molti altri. Un po’ flamenco, un po’ bossanova, un po’ quello che viene. Los Chitarones è una formazione unica nel suo genere e che regala sempre emozioni e tanta allegria.

loca fegiz68