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L’APPRENDIMENTO NEGLI ISTITUTI SCOLASTICI MIRANDOLESI, NELL’ERA DIGITALE - Indicatore Mirandolese

L’APPRENDIMENTO NEGLI ISTITUTI SCOLASTICI MIRANDOLESI, NELL’ERA DIGITALE

Docenti e ragazzi concentrati su come si impara e sul ruolo della scoperta e della memoria

“Tu guarda sul tuo quaderno, fai la tua verifica, pensa per te e non girarti”. Come è cambiata la modalità di apprendere dei nostri ragazzi nell’era del digitale rispetto alla tradizionale forma di studio che per anni è stato uno dei metodi più utilizzati e “insegnati”, che prevedeva di leggere, sottolineare e ripetere ad alta voce per consolidare quanto si doveva “sapere”?

È una domanda che abbiamo posto alla dirigente scolastica della scuola F. Montanari Anna Oliva e del liceo classico e istituto tecnico economico Luosi-Pico Rossella Di Sorbo, per cercare di percorrere l’ampio orizzonte dell’apprendimento, e consolidamento, che la formazione scolastica oggi sta affrontando alla luce del PNRR che prevede per le scuole “la transizione digitale”, se quanto oggi appreso dallo studente rimane per molto tempo oppure solo per superare la prova.

“Non abbiamo in questo momento la distanza giusta – afferma la prof.ssa Oliva – per stabilire le modalità con le quali il nostro cervello apprende e come si potrà posizionare l’apprendimento dei nostri studenti futuri. Ognuno di noi ha appreso per proprio conto come studiare. Quando mi guardo indietro ho ben chiaro come ho imparato a studiare, la fatica che ho riposto nello studio senza che nessuno mi abbia mai raccontato che c’erano diverse modalità per apprendere ed elaborare le informazioni, che tipo di memoria e strategie di apprendimento era possibile usare. Adesso – continua la dirigente – c’è una nuova consapevolezza, i docenti e i ragazzi si concentrano su come si apprende, come funziona la nostra memoria e se l’apprendimento si aggancia di più al visivo, all’orale o al verbale, importante è saperlo, perché la scoperta consente di apprendere meglio in una modalità rispetto ad un’altra.”

“Al riguardo – afferma la prof.ssa Di Sorbo – le nuove tecnologie consentono di accedere rapidamente alle informazioni. Il ruolo della scuola e dei docenti – sottolinea – è di insegnare ai giovani ad utilizzare le informazioni in forma critica e consapevole, un nuovo stile per discernere le fonti. Uno degli aspetti di maggiore criticità è la mancanza di “riflessione”, perché il tutto e subito toglie spazio al momento in cui si sta per apprendere. Non riusciamo più ad aspettare, è una lunga corsa contro il tempo. Un esempio può essere d’aiuto quando utilizziamo il computer e non salviamo i documenti nella memoria centrale. Lo spegnimento improvviso può fare perdere tutto il nostro lavoro. Viene a meno “l’esercizio” di memorizzare in modo consapevole e in futuro può essere un problema.”

Entrambe sono concordi nell’affermare che ci sono ragazzi, che apprendono sempre di più con le immagini, che utilizzano le “famose mappe” che non si possono disconoscere ed a cui occorre prestare attenzione perché gli schemi rappresentano una sintesi del momento formativo che arriva dopo uno studio approfondito della materia.

“Non c’è un metodo che in questo momento è possibile codificare come unicum che renda l’apprendimento stabile e duraturo nel tempo. La didattica – sottolinea la dirigente Oliva – è ampiamente affrontata dalla scienza che dà un’idea più precisa sugli stili di apprendimento che diventano stili d’insegnamento durante le lezioni. In settembre cambierà il nostro setting: la disposizione dei banchi non sarà più quella storica dove gli studenti guardano l’insegnante nella forma passiva, ma saranno disposti ad isole per lavorare in equipe, come nelle aziende.”

“In conclusione – la Di Sorbo – mette in luce il ritorno ad uno studio più approfondito della filosofia per aprire lo sguardo degli studenti ad allargare l’orizzonte del ragionamento per ripristinare il valore del tempo ed essere protagonista nell’era digitale.”

 

“Stabilire le modalità con cui il cervello apprende”

“Non abbiamo in questo momento la distanza giusta per stabilire le modalità – afferma Anna Oliva (medie Montanari) – con le quali il nostro cervello apprende e come si potrà posizione l’apprendimento dei nostri studenti futuri. C’è una nuova consapevolezza, i docenti e i ragazzi si concentrano su come si apprendere, come funziona la nostra memoria e se l’apprendimento si aggancia di più al visivo, all’orale o al verbale, importante è saperlo, perché ci permette di scegliere una modalità rispetto ad un’altra.

 

“Insegnare un nuovo stile per discernere le fonti”

Il ruolo della scuola e dei docenti in particolare – dice Rossella Di Sorbo (Luosi-Pico) – è di insegnare ai giovani ad utilizzare le informazioni in forma critica e consapevole, un nuovo stile per discernere le fonti. Uno degli aspetti di maggiore criticità è la mancanza di “riflessione”, perché il tutto e subito toglie spazio al momento in si sta per apprendere, quando le informazioni passano dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine. Non riusciamo più ad aspettare, è una lunga corsa contro il tempo.