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UN CAPOLAVORO RISALENTE AL RINASCIMENTO: IL LIBRO D’ORE DI GALEOTTO I PICO. MA COME FINÌ A LONDRA? - Indicatore Mirandolese

UN CAPOLAVORO RISALENTE AL RINASCIMENTO: IL LIBRO D’ORE DI GALEOTTO I PICO. MA COME FINÌ A LONDRA?

Il prezioso volumetto devozionale, scritto in latino, è illustrato da stupende miniature di scuola ferrarese e mantovana

Sergio Poletti, da sempre impegnato in ricerche di storia locale e che riguardano anche cronache e notizie dei Pico della Mirandola, segnala la presenza alla British Library di Londra di uno dei più preziosi libri d’ore del Rinascimento: quello, di Galeotto Pico. Fratello “cattivo” del noto filosofo Giovanni – nato nel 1442, signore della città dal 1467 – e morto nel 1499 – Galeotto fu combattente, scomunicato da tre papi, consorte di Bianca d’Este. La scoperta non è un assoluto, ma diventa di grande attualità perché l’opera è entrata anche nei canali commerciali.

Il prezioso libro devozionale, scritto in latino, è illustrato da stupende miniature di scuola ferrarese e mantovana, attribuite a Giovanni Francesco Maineri, e prima di arrivare alla biblioteca londinese, appartenne, dal IXX al XX secolo ai collezionisti Michael Tomkinson, John Riskin  e a Charles William Dyson Perrins.

Tanto bello da essere riprodotto all’antica, tale e quale, con pietre preziose nella rilegatura, nel formato 17X11,5, in copie anastatiche. Lo spazio del testo è 10,5X6,5. La quotazione è naturalmente a quattro cifre. Non tutti possono permetterselo.

L’originale, pezzo unico, deve essere stato eseguito tra il 1496 e il 1499.

Sfogliandolo si scopre che le figure sono 4 a tutta pagina, 7 più piccole, ma che sono tipiche anche i capilettera e altri decori. Nel libro d’ore si trovano i segni zodiacali, il lavoro nei mesi, salmi e litanie, preghiere, l’ufficio dei morti, l’Annunciazione, il David, la Crocifissione, la Morte, etc.

Singolare che il signore, che governò Mirandola prima con i fratelli Anton Maria e Giovanni Pico nemico del papa, alleato di potenti signori, abbia speso tanto per un libro rimasto come nuovo anche dopo la scomparsa della moglie Bianca d’Este, figlia del marchese (poi duca) di Ferrara, Modena e Reggio, Niccolò III.

Galeotto imprigionò per due anni il fratello Anton Maria, che fu poi al servizio del Papa, gli fece guerra addirittura, tenne prigioniera pure la madre Giulia Boiardo. A nulla valsero i tentativi di parenti, nobili e del Savonarola a fargli cambiare idea. Il filosofo Giovanni si salvò da lui solo perché molto presto lasciò Mirandola per gli studi universitari, la scelta di frequentare l’Accademia Platonica di Firenze, Corbola, Parigi ed altre città. Oltre al fatto che nel 1491, vendette il suo terzo di Mirandola al nipote Gianfrancesco II per 30 mila ducati d’oro, rifiutando sempre di indossare un’armatura, mantenendo il titolo di conte di Concordia.

Galeotto combatté per i fiorentini, i veneziani (però accusato di spionaggio da questi), per Ludovico il Moro.

Nel 1494, anno della morte, di Giovanni, Galeotto ottenne il diritto di primogenitura per Mirandola, e Gianfrancesco II gli succedette, con alterna fortuna, passando poi sotto la protezione di papa Giulio II, il pontefice guerriero che assediò e conquisto Mirandola nel 1510. Gianfrancesco II morì assassinato in castello con il figlio, per opera di un manipolo di concordiesi. mandante il nipote Galeotto II.

Galeotto I, sempre in guerra, si ammalò ai primi di marzo del 1499. Febbricitante per una febbre terzana colerica, morì il 7 aprile. Ha una tomba pensile in marmo in San Francesco, dove fu sepolta anche la moglie. L’epitaffio, cita: Famoso in guerra, in pace, per lealtà, qui giace colui il cui nome era Galeotto, Pico il Casato, la Mirandola il regno. Da dove, quindi, quella nostra superbia, se niente contano il valore, la saggezza, il comando, la nobiltà, la rettitudine? Ebbi per moglie Bianca che, riconoscente, mi regala questo sepolcro, per entrambi, una casta vita e questa memoria.

Come finì invece il libro d’ore di Galeotto nel Regno Unito? Nel 1716, dopo l’accusa di fellonia riservata all’ultimo duca dello Stato della Mirandola, Francesco Maria, che dovette scegliere l’esilio, dopo quattro secoli di dominio pichiano, tutto quello che si trovava in castello a Mirandola fu portato a Mantova, usando duecento carri, ma per strada la soldataglia si prese diverse cose. Tuttavia il piccolo tascabile non figurava nell’inventario… Il trasferimento resta un mistero. Qualche antiquario deve avere combinato l’affare quando si sono calmate le acque, tant’è che anche opere d’arte importanti, come quadri e sculture di grandi maestri, fino ad una certa data, da ogni città hanno preso il volo, acquistate da collezionisti e turisti di tutto il mondo ed ora sono esibite in musei e in collezioni importanti, pur restando l’Italia il paese che detiene quasi il 70% dei capolavori, non solo del periodo rinascimentale…