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PUNTO NASCITA DI MIRANDOLA, IL CORO DI UNA COMUNITÀ CONTRO LA CHIUSURA, IL SILENZIO DI AUSL E REGIONE - Indicatore Mirandolese

PUNTO NASCITA DI MIRANDOLA, IL CORO DI UNA COMUNITÀ CONTRO LA CHIUSURA, IL SILENZIO DI AUSL E REGIONE

Le condizioni che hanno portato allo stop, frutto di un chiaro disegno politico. A Mirandola si continui a nascere in sicurezza

Matteo, il primo nato del 2023 in provincia di Modena da genitori residenti a Cavezzo, avrebbe dovuto e potuto nascere a Mirandola, se non fosse stato per la sospensione dei parti decisa dall’Ausl, con il silente avvallo della Regione, pochi giorni prima di Natale. La sorpresa più brutta per la nostra comunità alla vigilia delle festività. Comunicata con una fredda nota tecnica dell’Ausl: A Mirandola stop ai parti, le donne che devono e dovranno partorire saranno indirizzate d’ora in poi a Modena o Carpi.

Una comunicazione che stupisce in parte nei tempi (perché anticipata sia rispetto al 31 dicembre indicato dagli stessi rappresentanti Ausl nel parere tecnico inviato alla Regione per la richiesta di deroga, sia rispetto alla risposta del Ministero della salute), ma purtroppo non nel contenuto.

La chiusura del punto nascita di Mirandola, e le condizioni per arrivarci, fanno infatti parte delle linee programmatiche della Regione e applicate dall’Ausl già dal 2011, anno di varo del PAL che declassò, anche rispetto all’ospedale di Carpi, il nosocomio di Mirandola. Quel gap non fu più recuperato, nemmeno da una divisione in ospedali Hub and Spoke. Il punto nascita di Mirandola è stato definito di livello I, destinato a gestire solo parti fisiologici e superiori alle 37 settimane, mentre quello di Carpi di livello II, destinato a gestire tutte le gestanti residenti nell’area nord con parti non fisiologici e inferiori alle 37 settimane.

Nel 2017 il punto nascita di Mirandola sarebbe stato chiuso, come Pavullo, se non fosse stato per l’emergenza sisma in base alla quale venne concessa la deroga all’apertura. Negli anni successivi, fino al 2021, nonostante il differente livello sancito dalla politica regionale tra punto nascita di Carpi e di Mirandola e il continuo indirizzamento delle gestanti residenti nell’area nord verso Carpi, il punto di Mirandola ha continuato ad accogliere e gestire più dei 500 parti fino al 2021, scendendo al di sotto soltanto durante l’emergenza covid e a seguito dell’ulteriore restrizione, nel giugno 2022, dei criteri di accesso. In sostanza, Regione e Ausl hanno creato, dal 2017 (anno della deroga all’apertura), ad oggi, le condizioni per la chiusura.

Le carte parlano chiaro. Regione ed Ausl non hanno evitato che ospedale e punto nascita perdessero personale in modo strutturale, hanno indirizzato un numero sempre maggiore di gestanti a partorire a Carpi e a Modena riducendo la casistica di quelli gestibili a Mirandola, e hanno aumentato vertiginosamente i costi, con il ricorso a medici in appalto, per coprire carenze e vuoti di organico che evidentemente non si è saputo e voluto gestire. Tutto ciò è poi stato messo nero su bianco, nell’ottobre scorso, nella relazione della commissione regionale sanitaria, basata su dati Ausl, integrata alla richiesta di deroga all’apertura. In questa vengono evidenziate tutte le suddette condizioni critiche create negli anni (carenza strutturale di organico non risolvibile se non in almeno in 5 anni, calo delle prestazioni ambulatoriali, costi e riduzione dei parti), ed utilizzate per chiedere la chiusura del punto nascita, già al 31 dicembre 2022. L’Ausl non ha nemmeno atteso tale data e ha proceduto alla chiusura prima di Natale. Con una nota tecnica, e nel silenzio della Regione che nell’immediato e nelle settimane successive ha evitato di dare spiegazioni ad una intera comunità scossa e delusa dalla notizia. “Noi crediamo – fa sapere l’Amministrazione comunale – insieme ai tanti cittadini e alle forze politiche e sociali che si sono mobilitati che le condizioni per potere riaprire in sicurezza e potenziare il punto nascita, riferimento per l’area nord e per il basso mantovano e oltre, ci siano ancora tutte. Chiediamo alla Regione e all’Ausl di garantire quelle condizioni che ingiustamente negli ultimi anni sono state negate e che hanno portato al funesto risultato di oggi.”