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MIRANDOLA: LA CORTE DEI CONTI STABILISCE CHE IL PERSONALE DIPENDENTE IN UCMAN DEBBA RIENTRARE IN COMUNE - Indicatore Mirandolese

MIRANDOLA: LA CORTE DEI CONTI STABILISCE CHE IL PERSONALE DIPENDENTE IN UCMAN DEBBA RIENTRARE IN COMUNE

Doppia sconfitta per l’Unione dei Comuni Area Nord: La Corte dei Conti, dopo essersi già espressa in materia, ha nuovamente riconosciuto le istanze mosse dal Comune di Mirandola riconoscendogli così la possibilità di tutelare il lavoro dei propri dipendenti.

 

Un caso di puro buonsenso, concluso con un lieto fine. Dopo il parere richiesto dall’Amministrazione mirandolese nel 2021, la Corte dei Conti aveva già sancito, ribadendolo poi in un secondo pronunciamento, il diritto del Comune di veder riconosciuta la capacità di riassumere i propri dipendenti a suo tempo trasferiti e ancora in servizio, sia i dipendenti assunti in Unione come turnover di dipendenti ex mirandolesi, sia le capacità assunzionali originariamente mirandolesi e non ancora utilizzate, nonché i fondi del trattamento accessorio. L’Unione dei comuni Modenesi Area Nord, con il supporto dei sindacati CGIL e CISL, aveva scelto di frapporsi fra il comune di Mirandola ed un suo diritto e conseguentemente anche contro i dipendenti comunali stessi.

 

Ebbene, la Corte dei conti, nella seduta del 4 maggio 2022 con delibera depositata l’11 maggio 2022, coerentemente con i principi già enunciati nel primo parere già emesso, ha confermato nuovamente come il Comune di Mirandola abbia il pieno diritto di rientrare in possesso di quanto conferito in Ucman relativamente al personale. Sfuma così la possibilità, per l’Unione e i sindacati, di depotenziare Mirandola di una parte del proprio personale.

 

In modo particolare, il parere della Corte cita l’art. 32 comma 5 primo periodo del d.lgs. 267 del 2000, nella parte in cui afferma che all’Unione sono conferite dai Comuni partecipanti le risorse umane e strumentali necessarie all’esercizio delle funzioni loro attribuite, dal che discende la condizione di reciprocità per la quale, se la funzione viene reinternalizzata dal Comune, a questo sono “restituite” le risorse umane e strumentali o la relativa capacità assunzionale. Se così non fosse, se le risorse restassero all’Unione, per poter erogare i servizi, il Comune si troverebbe a quel punto costretto ad assumere ulteriore personale, facendo crescere complessivamente la spesa pubblica, in violazione del principio di invarianza del bilancio.

 

In sintesi, quello che la Corte ha affermato, nei due pareri epresssi, è che tutte le risorse a suo tempo avute in prestito per erogare dei servizi, debbano essere restituite dal momento della reinternalizzazione dei servizi medesimi.