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DUE IMPROPONIBILI SCARPE GIALLE - Indicatore Mirandolese

DUE IMPROPONIBILI SCARPE GIALLE

Molto spesso le gare di pesca si trasformavano in gustosi tour gastronomici come accadde nel 1976 con la competizione che si svolse a Lendinara, in provincia di Rovigo, nel canale Adigetto.

Le partenze da Mirandola erano sempre a orari antelucani. Il giorno della spedizione a Lendinara il ritrovo è alle 5 di mattina davanti al Teatro Nuovo. Naturalmente qualcuno manca sempre all’appello. Allora andiamo a svegliarlo direttamente a casa sua. Arriviamo sotto la finestra e non si vedono luci accese.

L’abitazione sembra sprofondata nel sonno. Cominciamo a suonare il campanello e solo dopo un bel po’ si accendono le luci e un uomo dall’aria assonnata mette fuori la testa e borbotta: «Arrivo!». Quando il ritardatario esce finalmente in strada mi dice: «Che sia l’ultima volta che mi disturbate a casa mia». Dato che ero io il responsabile della compilazione delle squadre gli rispondo: «Stai tranquillo, non succederà più».

E nelle successive gare l’ho sempre iscritto individualmente, visto che la quota della squadra era finanziata dalla Società pescatori sportivi mirandolesi. Risolto il problema del ritardatario, si può finalmente partire alla volta di Lendinara, con la solita spedizione numerosa, composta da diverse squadre. Al termine della competizione il bilancio è decisamente positivo per i pescatori partiti da Mirandola: una squadra vince il trofeo, tutte le altre si piazzano molto bene e individualmente andiamo a premio quasi tutti.

La manifestazione è organizzata da un certo Vittorino Tono che aveva un grosso negozio di scarpe e borse. I primi classificati vengono premiati con medaglie d’oro, ma agli altri concorrenti toccano premi in natura, soprattutto scarpe fuori moda, probabilmente rimaste nel magazzino del commerciante. Argelli “vince” un paio di scarpe gialle numero 46, mentre Mattioli un 42 color bianco. Colori fuori moda e misure, soprattutto la prima, non proprio per tutti i piedi.

E quando i due si presentano a casa con i loro premi, vengono scherniti dalle rispettive consorti: «Potevate stare a casa… par ciapar cla roba che (per prendere questa roba)». Ma ritorniamo a Lendinara dove c’è la festa del paese. Restiamo a cena, per festeggiare nel migliore dei modi la nostra vittoria. Decidiamo di andare a mangiare alla Festa dell’Unità. Ottimo il servizio, ma conto un po’ salato.

All’uscita stiamo appunto commentando la cena e il suo rapporto qualità prezzo, quando ci si avvicina il parroco che ci chiede come siamo andati. «Abbastanza bene, solo il conto era un po’ alto» gli rispondo. «Avete sbagliato posto – ci dice – noi abbiamola Festadella Canonica. Non si paga niente, offerta libera e si mangia e si beve a volontà». «Reverendo, ci ha convinto!» guardo gli altri e chiedo se sono d’accordo. Gridano tutti di sì come un sol uomo e allora si torna di nuovo a mangiare, questa volta dal parroco. Mi sembra di partecipare a un film di Don Camillo e Peppone. Diciamo però che a tavola si sta sempre bene e quelle due cene sono rimaste per noi indimenticabili.