Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image
Scroll to top

Top

No Comments

BECCANULLI PITTORE FINALESE TRA TARDO MANIERISMO E CONTRORIFORMA - Indicatore Mirandolese

BECCANULLI PITTORE FINALESE TRA TARDO MANIERISMO E CONTRORIFORMA

Quando cominciai a raccogliere informazioni sulla rubrica dedicata agli artisti della Bassa non sapevo di quale artista finalese scrivere non conoscendone alcuno, mi rivolsi così ad un mio conoscente chiedendogli notizie al riguardo. Egli mi inviò un messaggio telegrafico con alcuni nomi tra i quali c’era quello del Beccanulli. Cominciai a lavorare attorno a questo nome per ricostruirne la storia.

Purtroppo non ho potuto raccogliere molto, poiché di questo artista si è scritto ben poco e le ricerche archivistiche risultano difficoltose per la situazione di emergenza in cui si trovano gli archivi e le biblioteche locali. Mi limiterò alle considerazioni che si possono ricavare da un’osservazione delle opere. Giovanni Battista Beccanulli è l’unico pittore finalese antico ad oggi ricordato.

Nato a Finale Emilia nel 1580 da Francesco e Anna, non se ne conosce la data della morte. Un dipinto di grandi dimensioni è certamente suo, essendo firmato e datato ai primi anni del ‘600: proviene dalla chiesa cittadina dell’Annunziata e si trovava fino al terremoto nell’anticamera della Sala consiliare, in Municipio.

Raffigurala Madonnadella Ghiara seduta su nubi vaporose e nella parte bassa in primo piano i santi Caterina, Agata, Geminiano, Nicola, Lucia e Apollonia. Un’altra tela gli viene attribuita e rappresentala Madonna con il Bambino in cielo, due Sante in un paesaggio e in primo piano il ritratto del committente a mezzo busto;  prima del terremoto questo quadro faceva mostra di sé nella Chiesa del Seminario.

Iniziamo dal dipinto firmato: Beccanulli non si rivela un artista carico di inventiva e particolarmente sciolto, le figure dei santi in primo piano sono disposte in due gruppi piramidali, i vescovi Biagio e Nicola e le due sante alle loro spalle sono rigide ed impacciate, sullo sfondo si scorge un paesaggio montuoso più toscano che emiliano, punteggiato di scuri cipressi e in cui si intravvede una città turrita.

Alla staticità della composizione ovviano la figura di Santa Lucia che entra da destra e si volta verso lo spettatore copiando la posa della Santa Maddalena nella pala bolognese dell’Estasi di Santa Cecilia di Raffaello, modello elevato del Rinascimento maturo, ma tuttavia piuttosto vecchio per l’epoca, risalendo quasi ad un secolo prima, e la Santa Caterina all’estrema sinistra che si discosta dalle altre sante raffigurate, per una dolcezza del viso non stereotipata e la posa aggraziata, la cui origine si potrebbe ricercare in ambito reniano o carraccesco.

Quindi, in questo caso, non sembra che il Beccanulli abbia guardato ai dipinti che ornavano le chiese finalesi al suo tempo, che pure potevano vantare opere di qualità. Per concludere nella parte alta è raffiguratala Madonna in adorazione del Bambino secondo l’iconografia della così detta Madonna della Ghiara, e ha il merito di rappresentare una delle testimonianze più antiche di questa devozione (iniziata a Reggio Emilia nel 1596).

Il secondo quadro presenta qualche punto in più specialmente per quanto riguarda la composizione più articolata. Nella parte alta apparela Madonnacol Bambino in braccio, seduta su nubi che scendono a V verso il centro del dipinto, dove sono Santa Caterina d’Alessandria e una Santa monaca, inserite in un paesaggio collinare piuttosto simile a quello dell’altra tela. Entrambe le sante portano una mano al petto in un atteggiamento devoto, mentre in primo piano compare il ritratto del committente, che guarda verso lo spettatore secondo un modello tipico della fine del XVI secolo, e che il Beccanulli potrebbe aver ripreso dal dipinto dello Scarsellino che si trovava in duomo, il Battesimo di Cristo con il committente.

Riassumendo: l’arte di Giovan Battista Beccanulli si esplica in una pittura devozionale che per la semplicità della composizione e dei soggetti raffigurati poteva ben inserirsi nell’ambito della pittura controriformata dei primi anni del XVII secolo, riservandosi qualche nota di eleganza, (una certa ricercatezza nelle vesti e nei gioielli), ancora tipica del manierismo, senza mancare di guardare a qualche esempio famoso.

 

                                                                                                                               Simonetta Calzolari

 

 

 

Submit a Comment