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ASP: IL BILANCIO DI DIECI ANNI - Indicatore Mirandolese

ASP: IL BILANCIO DI DIECI ANNI

Paolo Negro, concordiese, 45 anni, è dal 2008 presidente dell’azienda pubblica di servizi alla persona (Asp) dei Comuni modenesi Area Nord. Lo abbiamo intervistato.

 

Presidente, è tempo di bilanci per questo 2018 che è anche il decimo compleanno di Asp. 

«Trarrei un bilancio complessivo. L’Asp, l’azienda pubblica dei nove Comuni, è nata per gestire insieme i servizi alla persona. In questi dieci anni è cresciuta e con essa la capacità di un territorio di dare risposta ai bisogni della persona. Asp è nata gestendo appena quattro servizi articolati su soli tre fra i Comuni soci e ora ne gestisce 25 articolati su tutti i nove Comuni e tutti i servizi sono in rete tra loro: dall’assistenza domiciliare, alle case residenza, ai centri diurni, alle comunità alloggio, al telesoccorso, al trasporto sociale nel campo dei servizi rivolti alle persone anziane, a cui ora abbiamo aggiunto le comunità CasaInsieme e gli alloggi con servizi; dagli appartamenti protetti ai centri diurni nel campo dei servizi per le persone con disabilità».

Il fattore più importante del successo di questa esperienza? 

«Aver unito le forze, innovato e, come in tutte le aziende, pubbliche e private: le persone, i dipendenti. Sono un patrimonio inestimabile di dedizione quotidiana agli ospiti dei servizi, con i loro bisogni, non solo materiali. Sì è creato un forte spirito di apparenza al progetto Asp. I dipendenti di Asp sono passati da 111 del 2008 a oltre 300. La crescita e il consolidamento dell’azienda hanno consentito di fare nuovi concorsi e assunzioni a tempo indeterminato: 57 nel 2018».

Volendo segnalare traguardi, magari fra quelli di cui si parla meno? 

«Difficilissimo fare una scelta. Nell’innovazione a servizio dei nuovi bisogni delle famiglie e della persona credo risieda la cifra del ruolo svolto da Asp in questi dieci anni. Penso, per fare un esempio, ai bisogni legati alla gravissima disabilità adulta acquisita, come per effetto di un ictus o di malattie come la Sla, un bisogno delicato e importantissimo: noi abbiamo progettato e costruito un nucleo specialistico dedicato appunto alla gravissima disabilità adulta acquisita, all’interno dell’ex ospedale di San Felice, con dieci posti letto, primo nucleo di questo tipo in provincia e fra i primi in regione. Un traguardo d’innovazione complesso, una nuova risposta più appropriata che prima non c’era. Penso ai nuovi servizi che abbiamo realizzato, la cui cifra è l’umanizzazione degli spazi, la vivibilità, la luminosità, la bellezza e l’ecosostenibilità dei luoghi di cura, come il nuovo centro diurno per anziani che abbiamo realizzato a Mirandola o il nuovo centro diurno per persone adulte disabili che abbiamo realizzato a San Felice. Un tema importantissimo all’inizio di questo cammino era portare a termine i cantieri e la totale ridestinazione degli ex ospedali di San Felice e Concordia a servizio della necessità di cittadini anziani non autosufficienti e delle loro famiglie. Obiettivo raggiunto l’anno scorso con l’apertura dell’ultima ala dell’ex ospedale di San Felice».

Nuovi progetti in cantiere?  

«Tanti. Segnalo l’apertura di un nuovo importante servizio, un nucleo dedicato alle dimissioni protette di persone affette da malattie croniche che dopo la dimissione dall’ospedale non possono subito rientrare al proprio domicilio, perché bisognosi di un’assistenza continuativa non più ospedaliera. Lo apriremo presto a Mirandola. Poi il completamento del progetto CasaInsieme, la proposta di co-housing sociale che abbiamo ideato per le persone fragili ma ancora autosufficienti: a febbraio inaugureremo CasaInsieme a Cavezzo, a breve sarà cantiere CasaInsieme a Camposanto, mentre stiamo progettando la destinazione al tema del “dopo di noi” del nucleo che costruiremo a Concordia. Stiamo inoltre lavorando alla valorizzazione di una delle comunità CasaInsieme già realizzate per il potenziamento delle risposte alle famiglie nel campo dell’Alzheimer. E’ poi imminente la chiusura dell’importante cantiere che darà una nuova casa al servizio residenziale per persone con grave e gravissima disabilità congenita, a San Felice, raddoppiando i posti a disposizione di cui il nostro territorio era carente».

Il progetto dell’Hospice territoriale che vede tra i promotori l’Asp a che punto è?

La Fondazione San Martino che abbiamo promosso insieme alle associazioni malati oncologici del territorio per realizzare finalmente l’hospice territoriale è entrata pienamente nella fase operativa, comprando il terreno dove sorgerà l’hospice e affidando la progettazione. Si tratta di un traguardo importantissimo che colmerà un bisogno molto sentito, completando il nostro sistema territoriale delle cure palliative. Per realizzarlo serve anche l’apporto di donazioni e un ruolo della neonata Fondazione sarà quindi anche quello di rendere partecipi i cittadini della realizzazione dell’hospice».